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Mitteilung 2024-03-18 [Eventi letterari Monte Verità 2024]: Vom 21.-24.03.24 finden wieder Eventi letterari Monte Verità statt.
Mitteilung 2024-03-15 [Ludwig Hohl «Die vorletzte Station»]: Jens-Peter Kusch bespricht Ludwig Hohls «Die vorletzte Station» für Viceversaliteratur.ch.
Mitteilung 2024-03-11 [A*dS verteidigt Übersetzer*innen]: Der A*dS verteidigt den Beruf der Übersetzenden.
Mitteilung 2024-03-08 [SIKJM-Preis-Shortlist]: Endlich da: Die Shortlist des Schweizer Kinder- und Jugendbuchpreises 2024.
Mitteilung 2024-03-01 [A*dS-Lexikon]: Wer macht was im Literaturbetrieb? A*dS-Lexikon schafft Übersicht.
Mitteilung 2024-02-26 [Literaturhaus Aargau: Langsamstes Buch der Welt]: Das Aargauer Literaturhaus startet das langsamste Buch der Welt.
Peter Stamm, Una vita incerta: «Che cosa non le aveva raccontato. E lei, cosa gli aveva raccontato? Lui non le aveva mai chiesto della sua vita, e poi, se talvolta raccontava ugualmente qualcosa, non era stato a sentire. Allora lei aveva tenuto le sue storie per sé. Le sue storie.» Qui si parla della ventottenne Kathrine e del suo secondo marito sbruffone Thomas. Ed è l’autore Peter Stamm, che nel suo secondo romanzo di successo «Una vita incerta», approfondisce quelle storie della protagonista che vive in un piccolo villaggio a nord del circolo polare artico. Stamm racconta la vita di una guardia di frontiera con un figlio di otto anni nato dal primo matrimonio, che sembra lasciarsi sfuggire un uomo dopo l’altro. Narra le «sconfitte» in uno stile sobrio, minimalista e con un tono formato secondo modelli scandinavi, che oscillano incomparabilmente tra il tragico e il comico. Sembrerebbe quasi che il libro interroghi la vita stessa, e che queste domande permettano vari approcci: osservazioni, riflessioni, ricordi, amicizie ed esperienze. Qualche volta tutte quelle storie ci fanno sorridere, altre invece le compiangiamo. Ma Kathrine, da sola, non riesce mai a trarne veramente una lezione. E infatti, la fuga per Boulogne in nave e treno che sembra promettere qualcosa di spettacolare, si conclude col ritorno in Norvegia, in una vita normale e inappariscente con il terzo marito. Come se in una regione come quella, dove il buio arriva presto, ci si dovesse limitare a lavorare pacatamente senza rimuginare troppo. (Severin Perrig, trad. di Anna Allenbach)
Alberto Nessi, Ladro di minuzie: Alberto Nessi, uno degli scrittori più noti e riconosciuti della Svizzera italiana, propone con «Ladro di minuzie» un'antologia di tutto il suo percorso poetico: dalla raccolta d'esordio, «I giorni feriali» (Lugano, Pantarei, 1969), a «Se luce non splende», «una scelta di testi scritti tra il 2000 e il 2009, inediti in volume». Le oltre duecento pagine mostrano una volta di più il profilo di una poesia incredibilmente coerente (su un arco temporale di quarant'anni), forte di uno stile narrativo e limpido che non si sottrae – anzi, insiste, malgrado un'umanità «che, pur non ignorando la lotta di classe, non è destinata alla rivincita storica» (Mengaldo) – all'impegno sociale. Tanta natura, presente e passata: la natura che resiste al progresso forsennato, ma che si fa sempre più debole e instabile. E tanti personaggi del quotidiano che prendono la parola per dire la vita vera, quella vissuta, attraverso la penna di chi, già da studente, andava «annusando la poesia negli scompartimenti / di seconda più che nei seminari di letteratura». Yari Bernasconi –
Gaston Cherpillod, Le Chêne brûlé: Dopo gli studi in filologia classica, il vodese Gaston Cherpillod (1925-2012) pubblica due raccolte di poesie e inizia a insegnare, rischiando il licenziamento per disturbo della quiete notturna e oltraggio nei confronti di un poliziotto. Per finire perderà il posto a causa della sua appartenenza al partito operaio e popolare POP. Sposato da dodici anni e padre di un figlio, nel 1969 pubblica la sua autobiografia «Le Chêne brûlé» [La Quercia bruciata]. Il titolo riprende il nome di un luogo miserabile in cui Gaston Cherpillod ha trascorso una parte della propria infanzia, ma si riferisce soprattutto all’autore stesso che, pur segnato dalle privazioni, dalla lotta per la sopravvivenza e colpito dal «fulmine» dall’epilessia, riesce a mantenere salda la sua passione, nell’amore come nell’odio. Primogenito di un operaio e di una serva di masseria, è un allievo brillante e ha la possibilità di proseguire gli studi all’università; ciò lo porta, come constata lui stesso con lucidità, a perdere la sua appartenenza alla classe operaia senza aderire alla piccola borghesia. Cherpillod tenta di «riconciliarsi con gli uomini» attraverso la scrittura, ma il suo stile è inclassificabile, come la sua persona: l’erudizione è affiancata al gusto per la ribellione e la provocazione, forme grammaticali sofisticate e figure retoriche si mescolano a invettive blasfeme, espressioni raffinate vengono accostate a un linguaggio crudo. L’energia di questa particolare forma di eloquenza, la forza di contestazione e un malizioso senso dell’umorismo caratterizzano l’intera opera di Gaston Cherpillod. (Ruth Gantert; traduzione italiana di Paola Gilardi)
Katja Alves: Der beste Fussballer aller Zeiten oder: Die Wahrheit ist nichts für Feiglinge. Schneiderbuch.
Martin Suter: Allmen und Herr Weynfeldt. Diogenes Verlag.
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